Autore: Giulio Romano e aiuti (scuola)
- Datazione: 1527- 1528
- Collocazione: Camera dei Venti
- Tecnica: affresco
- Iconografia: Zodiaco e influssi astrali
- Soggetto iconografico: Zodiaco e influssi astrali: I dodici segni zodiacali e il loro ascendente sulle attitudini e le attività umane sono argomento trattato nei medaglioni ubicati all’interno della sala dei Venti, il cui nome deriva dalle grottesche con facce dalle gote gonfie che personificano i venti e soffiano dalle unghie della volta, entro le lunette che sovrastano i medaglioni. Complessa e fantasiosa rappresentazione dell’antica dottrina astrologica, questa Camera riporta sull’architrave della porta meridionale un’iscrizione latina, tratta da Giovenale: DISTAT ENIM QUAE SIDERA TE EXIPIANT , che tradotta significa: Dipende infatti da quali stelle ti accolgano (alla nascita) o, in alternativa, con significato assai simile: Poiché non è ancora deciso quali stelle si possono impadronire di te. La credenza per la quale l’influsso astrale sarebbe determinante nella costituzione caratteriale, attitudinale e comportamentale degli individui ha origini antichissime che si intrecciano con la misteriosofia e si venano di esoterismo alchemico, quindi ermetico. Le dimore rinascimentali sono spesso luoghi ove la complessa simbologia astrologica si configura come una rappresentazione della vita e del suo disegno sovrastante la ragione. In questa Camera si espone un concetto di grande interesse: nei sedici medaglioni, o tondi, si illustra come la vita umana subisca non solo l’influenza delle costellazioni contemplate nello Zodiaco ma anche di quelle extrazodiacali presenti al momento della nascita. Il medaglione qui riprodotto rappresenta il segno dell’Ariete identificato dal filosofo Manilio, vissuto in età augustea, con Argo, l’imbarcazione di Giasone: in questo caso gli astri ispirano viaggi per mare, da qui la presenza delle navi. Il noto Storico dell’arte e iconologo Ernst Gombrich dimostra che i nuotatori sono nati sotto il Delfino, costellazione connessa al Capricorno. Citando Firmico Materno, Gombrich ricorda: nell’ottavo grado del Capricorno ascende il Delfino. Chiunque nasce quando questo segno sale sarà dedito al nuoto, ma se è presente Saturno, sarà un Palombaro. (VIII 15.2). L’Astronomica di Manilio assimila i nuotatori ai ginnasti e sintetizza le loro doti nel tuffatore che si esibisce in una verticale prima di toccare l’acqua. Giulio Romano si ispira, attraverso il suo consigliere umanista, ai passi di Manilio, anche nella descrizione del delfino: Quando il ceruleo delfino si solleva dal mare verso le stelle e emerge fra gli astri che sembrano imitare le sue squame nasce un essere fra terra e mare. Infatti come il delfino scorre sulla superficie equorea con le veloci pinne, ora prendendo le acque alte ora gli abissi profondi, e trae forze dal fondo e imita i flutti, così, chiunque nasce sotto il suo influsso, volteggerà sulle onde: ora muovendo alternatamene le braccia in lenti tocchi farà risuonare battendola l’acqua, ora rapidamente il remo solleverà le sue pale sommerse nell’elemento liquido, ora diretto muoverà verso le acque e lascerà la scia e dopo avere finto di sprofondarsi ristabilirà liscia la superficie marina; oppure tenendo le membra immobili sulla schiena e lungo i fianchi non farà sentire il suo peso alle acque e rimarrà adagiato sulla sommità delle onde e ad esse appeso; il suo desiderio si realizza senza remi. E’ piacevole indagare il mare dentro il mare per costoro, che immergono il loro corpo fra le onde e tentano di visitare nelle caverne Nereo e le Ninfe marine e portano su le prede del mare e i relitti attratti in profondo e avidamente scrutano i più bassi banchi di sabbia. Si tratta, come si può intuire, di una descrizione metaforica della condizione fluttuante e instabile di chi nell’immergersi e navigare penetra profondità, attraversa immense superfici e oscilla tra abissi.
Descrizione della morfologia del rilievo
Il rilievo riproduce l’effetto di prospettiva a cannocchiale che caratterizza questa pittura fortemente illustrativa. Si è imposta la creazione di piani di posa progressivi inscritti all’interno di un medaglione che in alcuni punti presenta concavità funzionali a far percepire la prospettiva del paesaggio. Esso sembra contemplato, idealmente, in lieve visione dall’alto, detta anche a volo d’angelo. Si suggerisce una prima lettura bimanuale per la ricognizione sintetica dei numerosi elementi ospitati nella composizione. A seguire si propone una lettura tattile analitica che muova dai primi piani, passi attraverso il riconoscimento delle posture dei nuotatori e permetta infine la visione aerea del mare, in direzione della linea di orizzonte su cui si stagliano le imbarcazioni.
Descrizione della scena
Muovendo dalla lettura tattile dei primi piani di posa, entro la sezione inferiore e laterale sinistra del medaglione, possiamo vedere due fanciulli e un uomo che nuotano in mare. Il giovinetto a sinistra, di cui percepiamo il busto visto di spalle e la testa, gioca trasportato da un cigno che si muove a filo dell’acqua. Il nuotatore, rappresentato nella resa anatomica del nudo virile, quasi al centro tra i due fanciulli, si allunga in ampie bracciate tese in direzione del giovane collocato a destra, il quale fluttua gioiosamente abbracciato a un delfino. Questo primo gruppo di personaggi conferisce all’affresco un tono giocoso. Le onde del mare sono plasticamente disegnate, con movimenti che creano effetti dinamici, suggerendo, sia pur in forma illustrativa, le molteplici direzioni delle correnti. In prossimità della terra, sulla sinistra, vediamo un nudo virile seduto su una costa coperta di erba. L’uomo sembra ergersi sulle braccia, i palmi delle mani aperti poggiano sul prato, la gamba destra è allungata verso il mare in cui il piede si immerge e la sinistra adagiata, distesa a terra. Al suo fianco sinistro, lievemente arretrato, scorgiamo, in piedi, una figura maschile che curva la schiena, nell’atto di togliersi la tunica. In posizione appena retrostante, vi è la presenza simbolica di un remo. A seguire, due nuotatori sono colti, sospesi, mentre si tuffano: uno mentre esegue una capriola acrobatica, a testa in giù, l’altro mentre si lancia in caduta verticale. Sulla superficie del mare, in lieve arretramento, altri due nuotatori, di cui uno sul dorso, scivolano sull’acqua. In un piano successivo e in allineamento con l’albero più interno dei cinque rappresentati, vediamo tre giovani che risalgono sulla costa: uno si aiuta aggrappandosi a un albero, uno fa leva sulle braccia e uno alle spalle, lo segue. Procedendo a destra della composizione troviamo, su un altro lembo di terra, tre presenze: la prima in mare, la seconda in risalita verso la costa e la terza seduta, ritratta di profilo sulla riva, che rafforzano la percezione prospettica. Sullo sfondo compaiono tre imbarcazioni a vela: la prima a sinistra più vicina all’osservatore, la seconda all’orizzonte, la terza al centro, di tre quarti, meno dettagliata nella descrizione dello scafo poiché molto più lontana. Si tratta di imbarcazioni simili, per foggia, alle navi greche a remi e a vela quadrata. Il cielo si apre, sulla scena, con screziature create dagli addensamenti di nubi e risulta percepibile tra le fronde degli alberi fino a estendersi idealmente oltre la linea d’orizzonte, permettendoci di intuire uno spazio che continua al di là del visibile.
Valori stilistici e cromatici
Giulio Romano rende omaggio, stilisticamente parlando, alla pittura michelangiolesca, senza ripeterne letteralmente le invenzioni. Le tangenze si accentuano nella figura seduta sulla riva, con un piede nell’acqua, e in quella che si toglie la tunica. Gli incarnati sono ambrati e caratterizzati da chiaroscuri che conferiscono plasticità ai corpi. L’affresco, nei primi piani di posa, si offre con colori cangianti e toni che variano dall’azzurro-verde dell’acqua al grigio-azzurro della costa, fino al verde intenso della vegetazione. La superficie del mare e delle onde, in primo piano, vira dall’azzurro profondo all’azzurro chiaro, conferendo alla scena una luce che evidenzia la profondità di campo. Il passaggio tra vicinanza e distanza si addolcisce nel contrasto cromatico, anche grazie al graduale stemperarsi dei toni azzurrati in biancore che fonde la luminosità del cielo al riverbero della luce, più intenso man mano che ci si avvicina alla linea di orizzonte.
Autore della scheda
Loretta Secchi, Curatrice del Museo Tattile di Pittura antica e moderna “Anteros” dell’Istituto dei Ciechi F. Cavazza - Bologna