Quanto sorprendentemente raffinato e sontuoso risultasse agli occhi di ospiti e viaggiatori nella Mantova del XVI secolo il Palazzo gonzaghesco di San Sebastiano, voluto dal Marchese Francesco II nel primo decennio del Cinquecento, è testimoniato senza incertezze dai documenti dell’epoca.
Nella sua opera in versi del 1587, dedicata alla storia di Mantova e della famiglia Gonzaga, Raffaello Toscano così lo descrive: “Il di San Sebastiano Palazzo ornato/D’alte pitture, e d’historie eccellenti/ Dal Marchese Francesco edificato (…) Di figure diverse adorne, e bello/ Quest’el ‘palazzo in bell ordin distinto…”.
E’ questa solo una delle tante testimonianza che ci restituiscono oggi l’immagine quasi fiabesca di Palazzo San Sebastiano, dimora principesca ornata da affreschi e dipinti di importanti artisti quali Lorenzo Leonbruno, Dosso Dossi, Lorenzo e Matteo Costa, scrigno architettonico destinato a custodire un tesoro artistico quale le tele del Trionfo di Cesare del Mantegna.
Lo splendido Palazzo descritto dai documenti, destinato allo svago del signore, aperto con la sua suggestiva loggia a sette archi (la loza), su ricchi giardini, cadrà tuttavia presto in declino, venendo nel tempo destinato agli usi impropri di caserma, carcere, lazzaretto, bagno pubblico, scuola, sede di varie associazioni, abitazione privata.
La logica della tutela e della valorizzazione dei beni storici ed architettonici civici, ha mosso l’Amministrazione Comunale di Mantova a sottoscrivere nel gennaio del 2006 uno specifico accordo con la Regione Lombardia per il completamento del recupero e restauro del Palazzo, attraverso lo strumento della programmazione negoziata. L’accordo ha segnato il definitivo riscattato dell’edificio dal suo travagliato destino. Si è portato così a compimento un cammino cominciato all’inizio di questo decennio e finalizzato alla riscoperta e al pieno riconoscimento del valore e del ruolo di questa prestigiosa sede gonzaghesca. La sua odierna destinazione a Museo della Città ha fatto sì che Palazzo e Museo si incontrassero producendo una sintesi di assoluta suggestione in grado di restituirci uno spaccato della cultura artistica di Mantova.
Negli scorsi anni sono dunque gradualmente stati portati alla luce pregevoli cicli di affreschi con le imprese gonzaghesche del Crogiolo, del Porcospino, delle Frecce e del Sole e di porzioni di decorazioni sugli intonaci esterni. Anche dal punto di vista architettonico i lavori, oltre ad intervenire sul consolidamento statico dell’intera fabbrica, hanno portato all’abbattimento di strutture architettoniche non originali, restituendo al visitatore la possibilità di godere correttamente dei diversi ambienti e dell’elegante Loggia dei Marmi.
L’ultima fase dei lavori, iniziata nel febbraio 2008 e destinata a concludersi nel prossimo autunno, ha permesso di arrivare ad altre fondamentali conoscenze sul Palazzo. Mentre l’integrazione e l’adeguamento delle dotazioni impiantistiche completeranno il sistema termoigrometrico, necessario alla corretta conservazione della fabbrica e delle opere in essa ospitate, il descialbo e i restauri di alcuni cicli decorativi forniscono già oggi nuovi elementi ai ricercatori impegnati nello studio dell’edificio e della sua decorazione.
Particolarmente rilevante si è rivelato il descialbo di quella che si riteneva essere la Camera della Briglie e che è stata da Ugo Bazzotti più correttamente riconosciuta come la Camera dei Brevi. Questa scoperta conferma quanto sia importante investire sul nostro capitale storico e architettonico perché esso, se continuamente indagato, si rivela fonte costante di nuove conoscenze sulla storia della nostra città, oltre che più alta e raffinata testimonianza della nostra identità.
Uscito da un oblio durato quasi Cinquecento anni, rigenerato dal degrado che l’aveva immiserito, oggi il Palazzo, con il Museo della Città e le Collezioni Civiche in esso ospitate, concorre a costituire, con Palazzo Te, la Casa del Mantegna, la Chiesa di San Sebastiano, il secondo importante polo culturale e museale di Mantova, nella parte meridionale, intimamente collegato al cuore della città attraverso il cosiddetto “asse gonzaghesco”.
Stefano Benetti, Direttore Musei Civici