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Tavola lapidea con la rappresentazione topografica del territorio mantovano
G. Tivani, statua di San Bartolomeo Apostolo
Altorilievo di Sant'Alessio

La luminosa loggia a sette arcate che un tempo si affacciava su vasti giardini, ospita opere dedicate al fondamentale rapporto che Mantova ebbe con l’acqua sin dal tempo remoto della sua fondazione storica, intorno al V secolo a. C.
Per la città di Mantova l’acqua è stata una delle condizioni essenziali della sua formazione e del suo sistema difensivo, dei suoi paesaggi, del suo assetto urbanistico, della sua nobile monumentalità e della sua stessa prosperità economica. L’attuale sistemazione delle acque del fiume Mincio risale all’intervento dell’ingegnere bergamasco Alberto Pitentino, chiamato nel 1189 per gestire le acque intorno alla città, in modo da circondarla completamente con quattro laghi: Superiore, di Mezzo, Inferiore e Paiolo (quest’ultimo bonificato completamente tra il 1750 e il 1905). La presenza dei quattro laghi rafforzava il sistema difensivo della città e insieme le assicurava un’importante via di comunicazione e di commercio attraverso diversi piccoli porti tra i quali ricordiamo in particolare i due più grandi: Porto Catena e Porto dell’Ancona.
Il transito verso la città era assicurato da ponti, due dei quali - il Ponte dei Mulini e il Ponte di San Giorgio - sono ancora esistenti, pur se completamente rimaneggiati nella struttura. Sempre di età comunale è la realizzazione del Rio, un canale che ancora oggi taglia in due la città, collegando il lago Superiore a quello Inferiore. Il Rio fungeva da via commerciale, raggiungendo le pescherie, le macellerie e le oreficerie poste ai margini del centro cittadino, oltre a fornire acqua per le necessità cittadine. La presenza di diversi piccoli porti metteva inoltre Mantova in comunicazione attraverso vie d’acqua con Venezia da un lato e il Garda dall’altro, per attività di pesca e commerci.