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giulio romano firma

Il Palazo dil T

“Et giunto sua M [aestà Carlo V Imperatore] al Palazo dil T se n’andò nel Camarone [Camera di Amore e Psiche ], et visto quello, sua M [aestà] restò tutta meravigliosa, et ivi stette più di mezz’hora a contemplare, ogni cosa laudando sommamente.”                                                                                                

                                                                                                                    (Luigi Gonzaga da Borgoforte, sec. XVI)

 

 

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Valorizzazione e Innovazione

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invito botta mantovaDal 27 ottobre al 25 novembre 2014

Il pensiero immateriale e la materialità scultorea, il senso effimero dell'esistenza e l'esaltazione dell'oblio della grandezza.
Dal 27 ottobre al 25 novembre, Gregorio Botta espone a Palazzo Te una serie di installazioni dedicate al flusso del tempo, all'idea di perdita e di impermanenza. La mostra, a cura di Lóránd Hegyi, direttore del museo di Saint- Etienne, è un percorso a tappe ispirato dalla tomba di John Keats nel cimitero acattolico di Roma. Sulla sua lapide il poeta romantico inglese volle che fosse scritto "here lies one whose name was writ in water" (qui giace uno il cui nome fu scritto nell'acqua): Keats volle escludere il proprio nome, come ad accettare e anticipare il lavoro del tempo che avrebbe offuscato la sua memoria.
Il tempo in realtà ha nobilitato il suo ricordo, ma il gesto di cancellare la propria identità rende la stessa tomba un'opera d'arte. Nel cortile di Palazzo Te, nove grandi lastre di piombo giacciono a terra e su ognuna di esse è incisa una parola della lapide di Keats: dalle lettere scorrono rivoli d'acqua, come lacrime, come ferite e come sorgenti fertili di vita. Insieme fiori letali e fonti di rinascita. Davanti all'ingresso della sala espositiva Gregorio Botta presenta due sculture - a forma di piccole case, o di antichi larari romani - che si contrappongono, identiche: nella prima, un altoparlante trasmette brani di una poesia di Keats recitata dall'attore Lorenzo Gioielli e nella seconda un libro con le pagine bianche è agitato da un vento instancabile. All'interno, tra le altre opere, una scrivania sul cui piano scorre dell'acqua, ad evocare l'imperrnanenza del nostro passaggio sulla terra, un video in cui una mano sconosciuta scrive sull'acqua, e infine il più misterioso dei suoi lavori: una fonte di acqua nera - come inchiostro - al cui centro appare e scompare un cerchio, scritto da forze ignote, fonte dell'ispirazione, del rapporto con il profondo che - malgrado tutto - costringe a fare arte.

Gregorio Botta: biografia
“L’artista non si esprime con le parole dei filosofi, il suo è piuttosto il linguaggio dei poeti”
(Lóránd Hegyi sull'installazione dell'autore ospitata a Palazzo Te)

Le origini Gregorio Botta è nato a Napoli il 18 aprile 1953, vive e lavora a Roma. Ha condotto i propri studi all'Accademia di Belle Arti di Roma, dove ha seguito i corsi di Toti Scialoja: un grande maestro per molti artisti della scuola romana. Una ricerca sull'encausto gli ha fatto scoprire la materia che segnerà a lungo il suo lavoro: la cera. Quest’amore iniziale lo porterà poi a creare anche opere con il vetro, con il fuoco, con l'acqua, con l'aria. Gli interessa disegnare con la luce, con la trasparenza, con la leggerezza: creare opere sempre più rarefatte, piene di vuoto, che si pongano al confine della visibilità. La sua è una ricerca di radicale essenzialità sia negli elementi che nelle forme. Le opere Le opere della mostra Fisica Minima (la prima dell'artista a Torino) sono emblemi della sua produzione: una serie di lavori che giocano sul movimento dell’acqua, sulla rifrazione della luce, sulla soglia della visione. Come scrive Olga Gambari: "Con minimalismo organico che fonde concetto e materia, con languore filosofico, Botta produce opere vive che vibrano nella loro essenzialità. Hanno l’urgenza di testimoniare, di essere pure e minime ma feconde e ricche di memorie: un’indagine sulla natura sfuggente dell’essere". Le mostre Dal 1991 l'artista ha esposto in numerose gallerie private e in spazi pubblici. Del 2005 la mostra ai Magazzini del Sale, in piazza del Campo a Siena e nel Loggiato di San Bartolomeo a Palermo. Del 2012 la mostra “Rifugi” al Macro di Roma, mentre nel 2013 partecipa alla mostra “Postclassici” al Foro Romano. Sue opere sono nelle raccolte del Mart di Rovereto, del Musma di Matera, della Gam e del Macro di Roma, della Bce di Francoforte, del Ministero degli Affari Esteri alla Farnesina, alla Certosa di Padula (SA), e nella metropolitana di Napoli, stazione Vanvitelli e al Forte di Bard, in val d’Aosta, dove si è appena conclusa una sua personale.