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giulio romano firma

Il Palazo dil T

“Et giunto sua M [aestà Carlo V Imperatore] al Palazo dil T se n’andò nel Camarone [Camera di Amore e Psiche ], et visto quello, sua M [aestà] restò tutta meravigliosa, et ivi stette più di mezz’hora a contemplare, ogni cosa laudando sommamente.”                                                                                                

                                                                                                                    (Luigi Gonzaga da Borgoforte, sec. XVI)

 

 

Itinerario di visita: sale monumentali

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Restauri

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Valorizzazione e Innovazione

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e Innovazione

Camera delle Vittorie - Particolare del cassettone
Camera delle Vittorie - Particolare del cassettone
Camera delle Vittorie - Particolare
Camera delle Vittorie - Particolare del cassettone

Restauri documentati

Settecento
Documenti stilati negli anni 1789-1790 includono la Camera delle Vittorie tra gli ambienti del palazzo ancora in attesa di essere restaurati. Nel 1790 circa l’ornatista Carlo Isacci presenta un preventivo per «ristaurare il soffitto a cassettoni, ed accompagnare quello, che manca in ornati, figure, stucchi ed indorature, con il dipinto a quadratura nelle pareti, le quali è necessario di scrostarle, e rintonacarle di nuovo».

Ottocento
Nel primo decennio del secolo la camera presenta, come altri ambienti dell’ala meridionale della villa, un soffitto in precarie condizioni conservative ed è quindi presa in considerazione per un recupero in vista di un «decente intrattenimento dei sovrani».

Novecento
Dante Berzuini interviene sul soffitto ligneo nel 1922, attuando un restauro pittorico dei cassettoni che, in alcuni casi, sfocia in rifacimenti veri e propri a scapito dell’originale decorazione giuliesca Donna con vaso di fiori prima del restauro Morari). Il restauratore attua un’estesa verniciatura dei pannelli e delle modanature. Entro il 1925 lo stesso Berzuini intonaca e tinteggia totalmente le pareti della camera, dopo averle isolate dall’umidità «con la spalmatura di uno speciale preparato».

Restauro del 2000

Il restauro ha interessato il soffitto ligneo ed è stato effettuato da Augusto Morari.

Problematiche conservative

Il soffitto presentava un annerimento diffuso; le modanature riportavano velature di color noce scuro a base di olio e numerosi pannelli figurati erano stati ritoccati o ridipinti, talora in modo arbitrario.

Intervento

Il consolidamento della pellicola pittorica e delle parti dorate decoese con colla organica a caldo ha preceduto la pulitura a impacco dei cassettoni. Il restauro ha svelato l’originale colorazione ocra chiara delle modanature ma, soprattutto, brani di decorazione giuliesca prima occultati dalle ridipinture novecentesche: è il caso del pannello con Donna con vaso di fiori, in cui il braccio della figura presentava una posizione non conforme al disegno originale e il vaso risultava arricchito di fiori rossi di nuova esecuzione.

Restauro del 2001-2002

Il restauro del fregio ad affresco e in stucco è stato condotto da Maria Chiara Ceriotti (Consorzio Arké) e Alberto Fontanini (Marchetti & Fontanini).

Problematiche conservative

Diffuse le lacune degli ornati e della cornice in stucco posta tra fregio e pareti; le parti ad affresco presentavano una considerevole quantità di stuccature e ritocchi pittorici da interventi passati.

Intervento

Sia le parti ad affresco sia gli ornati in stucco sono stati preventivamente consolidati; tutte le stuccature da precedenti restauri – a gesso sulle parti in stucco – sono state demolite mentre le ridipinture e i ritocchi alterati o debordanti riscontrati nelle zone dipinte ad affresco sono stati rimossi o alleggeriti. Sono seguite la pulitura  la stuccatura di lacune e successiva integrazione pittorica di affreschi e stucchi.

Per approfondimenti:
  • P. ARTONI, G. MAROCCHI, I recuperati ambienti di Palazzo Te in Mantova. Tracce per una storia dei restauri, in "Storia e cultura del restauro in Lombardia. Esiti di un biennio di lavoro in archivi storici", Associazione Giovanni Secco Suardo, Lurano, Il Prato editore, 2009, pp. 141-187.

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