Materiali e tecniche esecutive
Il soffitto è sostenuto da travi murate sotto le capriate del tetto. Realizzato prevalentemente in legno di abete policromato e dorato, esso presenta una complessa combinazione di cassettoni quadrati, pentagonali e triangolari, formati dall’intreccio di fasce decorate a treccia. I lacunari maggiori ospitano elementi lignei quali rosoni e imprese del Monte Olimpo; i minori, rosoni di dimensioni inferiori ai primi, imprese della Salamandra intagliate (ottocentesche) e mascheroni dipinti.
Restauri documentati
Settecento
Negli 1789-1790 l’Accademia di Belle Arti di Mantova segnala la necessità di restaurare, oltre alle pareti affrescate, anche il soffitto della sala: definito «fracido in vari siti», esso presenta lacune di elementi del supporto e necessita della sostituzione di alcuni rosoni (8) e numerose salamandre (42).
Ottocento
Giovanni Antolini, Regio Architetto e Ispettore dei Reali Palazzi di Mantova dal 1806 al 1808, torna a evidenziare la necessità di un restauro della copertura.
Un’incisione di Pietro Biaggi, realizzata attorno al 1817 e raffigurante l’angolo nord-orientale del soffitto, mostra le salamandre in stucco originali poste a decorazione dei cassettoni pentagonali: la sostituzione di tali elementi con le attuali in legno dorato è dunque da collocare posteriormente a quella data.
Novecento
Nel 1921 circa Dante Berzuini restaura parte del soffitto della sala, riapplicando «l’emblema nel lacunare centrale […], caduto in seguito allo scoppio della polveriera» e integrando parti mancanti di cornici ed elementi decorativi (ad es. rosoni piccoli), dei quali riprende anche la doratura.
Nel 1990, il pessimo stato di conservazione del manufatto provoca la necessità di un intervento d’urgenza, che il restauratore trentino Diego Voltolini attua consolidando le parti policrome del soffitto, pericolosamente sollevate.
Restauro del 1998
Realizzato da Augusto Morari.
Problematiche conservative
Tra le problematiche maggiori, si osservavano estesi sollevamenti della pellicola pittorica e dello strato di doratura, lacune negli ornati e la marcata ridipintura dei fondi dei cassettoni..
Intervento
Il preliminare consolidamento delle parti policrome e dorate e la pulitura dei cassettoni hanno introdotto alle operazioni di ancoraggio degli elementi lignei intagliati in pericolo di crollo e all’integrazione delle lacune di cornici e altri particolari ornamentali, quali i nastri posti attorno alle imprese del Monte Olimpo e delle salamandre.
Il restauro ha consentito non solo di rilevare l’originaria cromia a base di azzurrite dei fondi dei cassettoni ma, inoltre, di scoprire, al di sotto del rifacimento ottocentesco, la traccia lasciata sull’assito dalla sagoma dell’originale salamandra in stucco, caratterizzata da un profilo movimentato e sinuoso.
- P. ARTONI, G. MAROCCHI, I recuperati ambienti di Palazzo Te in Mantova. Tracce per una storia dei restauri, in "Storia e cultura del restauro in Lombardia. Esiti di un biennio di lavoro in archivi storici", Associazione Giovanni Secco Suardo, Lurano, Il Prato editore, 2009, pp. 141-187.
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