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giulio romano firma

Il Palazo dil T

“Et giunto sua M [aestà Carlo V Imperatore] al Palazo dil T se n’andò nel Camarone [Camera di Amore e Psiche ], et visto quello, sua M [aestà] restò tutta meravigliosa, et ivi stette più di mezz’hora a contemplare, ogni cosa laudando sommamente.”                                                                                                

                                                                                                                    (Luigi Gonzaga da Borgoforte, sec. XVI)

 

 

Itinerario di visita: sale monumentali

Itinerario di visita
Sale monumentali

Itinerario al Museo

Itinerario di visita
Museo

Restauri

Restauri

Valorizzazione e Innovazione

Valorizzazione
e Innovazione

Parete est - particolare
Camera dei Giganti - particolare
Camera dei Giganti - particolare
Camera dei Giganti - particolare

Materiali e tecniche esecutive

I dipinti, ad affresco, sono stati realizzati in una successione di giornate procedenti dall’alto verso il basso; il disegno risulta riportato principalmente per incisione indiretta da cartone. Le zone di cielo presentano velature di smaltino sopra una base di colore violaceo; numerose le aree caratterizzate da finiture a secco (ad es. zone di vegetazione e nuvole della volta).

Restauri documentati

Sette-Ottocento
Tra fine XVIII e inizio XIX secolo, l’architetto Paolo Pozzo progetta e realizza – attraverso un gruppo di artisti dell’Accademia cittadina – il restauro della camera: tra le operazioni, si segnalano il tamponamento – con successiva integrazione pittorica – del vano del camino aperto sulla parete Est e la ridipintura dell’intero zoccolo della sala (per un’altezza di circa 50 cm da terra) e dell’imbotte delle due porte-finestre orientali. Una porta lignea dipinta in continuità con gli affreschi murali viene collocata nel vano di passaggio aperto sulla parete Ovest (la porta è oggi conservata in deposito). Una balaustra – rimossa in occasione del restauro del 1988 – è collocata a protezione degli affreschi ed entro il 1786 è realizzato il nuovo pavimento in “terrazzo veneziano” su disegno dello stesso Pozzo.

Novecento
I documenti evidenziano che nel 1929 vi è la necessità di procedere all’integrazione pittorica di zone di intonaco bianco: si ipotizza che un intervento di questo tipo abbia avuto luogo nel corso degli anni Trenta. Nel 1968 i restauratori Assirto Coffani e Ottorino Nonfarmale – contestualmente impegnati nel recupero di altre sale del palazzo – effettuano operazioni di consolidamento di parti di intonaco sollevato, di pulitura superficiale e di fissaggio della pellicola pittorica.

Restauro del 1988

L’intervento è stato condotto da Te Consorzio e Consorzio C.R.O.M.A. sotto la direzione dell’Istituto Centrale per il Restauro.

Problematiche conservative

Si osservavano lesioni del supporto murario per dissesti strutturali, talora di vecchia data e già stuccate nel corso del tempo; distacchi di intonachino di varia entità; alcuni sollevamenti e cadute di colore; depositi di polveri; stuccature (soprattutto in gesso) e ridipinture dovute a precedenti restauri ormai alterate; tracce di un attacco biologico. Abrasioni e graffiti deturpavano le pareti fino a 2 metri circa di altezza. Le zone di intervento settecentesco apparivano notevolmente inscurite rispetto alla decorazione originale.

Intervento

Il preconsolidamento della pellicola pittorica e la pulitura (meccanica e chimica) degli affreschi hanno preceduto l’asportazione a bisturi di tutte le stuccature in gesso di vecchia data, degradate e talora sconfinanti su zone di pittura originale; i distacchi degli strati preparatori sono stati consolidati mediante iniezioni di malta idraulica premiscelata.
Due specifiche zone della parete Sud (mano del gigante-angolo Est; massi e vegetazione- angolo Ovest), interessate da gravi deformazioni del supporto, sono state temporaneamente staccate per consentire la rimozione di un retrostante strato di gesso iniettato in occasione di un precedente intervento e quindi riapplicate in sede.
La rimozione delle ridipinture alterate, la stuccatura a malta di tutte le lacune e la loro integrazione pittorica con colori ad acquerello – a tratteggio verticale o a velatura – ha restituito leggibilità alla decorazione. La zoccolatura e gli architravi delle porte-finestre – di ripristino settecentesco – sono state sottoposte a pulitura ma mantenute a una tonalità tale che consente di distinguerle dalla decorazione giuliesca; sull’architrave della porta d’ingresso – anch’essa dipinta nel XVIII secolo – sono stati svelati brani di pittura originale prima occultati.
La scelta metodologica di non stuccare i numerosissimi graffiti della parte inferiore delle pareti – datati dalla fine del XVI alla metà del XX secolo – ma di reintegrarne pittoricamente i solchi con velature sotto tono, evidenzia la volontà di conservare testimonianza del passaggio della storia in questo celeberrimo ambiente.

Per approfondimenti:

  • BELFANTI C.M., TELLINI PERINA C., BASILE G., I Giganti di Palazzo Te, Ed. Sintesi, Mantova 1989, pp. 93-142.
  • L’Istituto Centrale del Restauro per Palazzo Te, volume speciale del "Bollettino d’Arte", Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Roma 1994, pp. 111-126.
  • BELLUZZI A., Palazzo Te a Mantova, Panini, Modena 1998, cap. IX; pp. 446-456.

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