Restauri documentati
Settecento
La camera, già utilizzata come presidio dell’artiglieria, entra nel programma dei restauri compiuti sotto la direzione di Pozzo e Bottani.
Novecento
Dante Berzuini, custode-restauratore, tra il 1917 e il 1918 interviene sul dipinto centrale della volta.
Nel 1943 Arturo Raffaldini restaura gli affreschi e gli stucchi e provvede al rifacimento di parti mancanti, mentre nel 1967 un intervento urgente vede i restauratori Ottorino Nonfarmale e Assirto Coffani impegnati nel consolidamento e nel ripristino delle decorazioni pittoriche e plastiche.
Restauro del 1989
L’intervento è stato condotto da Maria Giovanna Romano, la quale si occupa del consolidamento e della pulitura delle superfici con rimozione delle ridipinture a olio recenti e il fissaggio delle parti pericolanti.
Restauro del 1997
L’intervento è stato condotto da Maria Chiara Ceriotti (Consorzio Arkè).
Problematiche conservative
Si osservavano distacchi nella decorazione a stucco, problemi di coesione degli stucchi, sollevamenti della pellicola pittorica.
Intervento
Stucchi: L’intervento preliminare è avvenuto con pulitura a solvente per eliminare pellicola di resina acrilica presente, si è poi provveduto alla pulitura ad acqua e tensioattivo, inumidendo la superficie e lavorando a bisturi nonché all’alleggerimento della gommalacca che ricopriva i tralci di vite che si muovono attorno ai putti.
Fondali dei finti cammei: È stata riproposta la bicromia giuliesca con i finti cammei in aggetto su un fondo policromo rosato. Il consolidamento è avvenuto con un convertitore di ruggine e la riadesione dei frammenti staccati con resine in emulsione.
Riquadri con le scene mitologiche: è stata restituita in modo leggero la bicromia documentata dalle analisi stratigrafiche.
Arpie e conchiglie: Sono stati rimossi gli strati di consolidante e poi si è provveduto alla pulitura ad acqua e tensioattivo e a bisturi; per le stuccature delle arpie si è scelto un intervento non ricostruttivo ma conservativo. L’intervento sugli strati di gommalacca che coprivano le conchiglie d’oro e le aquile nere ha previsto la pulitura chimica, poi ad acqua, poi ad alcol puro. Grazie all’integrazione ad acquerello è stata restituita la bicromia delle conchiglie dorate e delle aquile nere.
Busti: Si tratta di statue romane rilavorate in età rinascimentale. L’intervento è stato condotto con impacchi di carbonato d’ammonio in soluzione satura in sospensione in polpa di cellulosa e seppiolite, nonché con la messa in sicurezza del busto sopra la porta d’ingresso.
Bassorilievi del fregio: Si è trattato di un intervento manutentivo, con alcuni consolidamenti molto localizzati dell’intonaco e la fermatura di alcune piccole isole d’intonaco a rischio.
Aquile: Si è scelta una velatura ad acquerello nero al fine di aumentare l’effetto policromo voluto in origine.
Camino: Realizzato in lumachella con la cappa in stucco, è stato pulito con una soluzione di carbonato d’ammonio per rimuovere lo sporco grasso mentre le stuccature sono state realizzate con polvere di marmo e grassello di calce.
- P. ARTONI, G. MAROCCHI, I recuperati ambienti di Palazzo Te in Mantova. Tracce per una storia dei restauri, in "Storia e cultura del restauro in Lombardia. Esiti di un biennio di lavoro in archivi storici", Associazione Giovanni Secco Suardo, Lurano, Il Prato editore, 2009, pp. 141-187.
Cona la partecipazione di: