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La raccolta di dipinti, sculture e disegni riferita all’arte mantovana del secondo Ottocento e del Novecento conservata presso i depositi di Palazzo Te, si è formata in oltre settant’anni di donazioni e affidamenti provenienti da artisti, famigliari e eredi degli artisti ed enti pubblici.
La sua vicenda si intreccia sia con l’aspirazione antica di Mantova ad avere una galleria permanente d’arte moderna, sia con le mostre dedicate alla cultura artistica del territorio che dai primi del Novecento si sono susseguite via via nei decenni, sia, infine, con la nascita e l’evoluzione del Museo Civico di Palazzo Te.

Di una “nascente Galleria d’Arte Moderna di Mantova” si trova menzione già nel 1916 nelle parole di Umberto Boccioni, invitato a recensire sulle pagine del settimanale Avvenimenti la Mostra Artistica Mantovana allestita a Palazzo Ducale. Elogiando i coetanei e amici pittori mantovani della “generazione dell’Ottanta”, Vindizio Nodari Pesenti, Bresciani da Gazoldo, Moretti Foggia, Guindani, Monfardini e Lomini, esalta in particolare il Risveglio di primavera di Vindizio, annotando che “sarebbe male che la nascente Galleria d’Arte Moderna di Mantova se lo lasciasse scappare”.

Successive iniziative volte a dare una casa stabile all’arte mantovana promosse tra le due guerre dalle istituzioni fasciste, che peraltro non trovano sbocchi sono riferite a Palazzo Ducale alla sede dell’Amministrazione Provinciale. Per cogliere la genesi del patrimonio comunale occorre allora rivolgere lo sguardo piuttosto alle mostre dedicate alla produzione artistica mantovana organizzate dal Sindacato Fascista Belle Arti di Mantova. E’ proprio nel corso di una rassegna dedicata all’Ottocento e Novecento mantovano tenutasi a Palazzo Te nel 1939 che i parenti di Defendi Semeghini decidono di donare al Comune di Mantova un cospicuo numero di opere dell’artista esposte in mostra. Tale proposito diviene realtà nel 1942. Con questa prima donazione, la prima almeno per consistenza numerica, riferita alla pittura del secondo Ottocento mantovano, la collezione civica di arte moderna inizia a prendere vita.
Di un seppur esiguo patrimonio comunale si trova notizia tre decenni più tardi quando, il 6 ottobre 1974, in alcune sale restaurate al piano terra di Palazzo Te si inaugura la tanto sospirata Galleria Civica di Arte Moderna di Mantova. Oltre alla donazione Defendi Semeghini (23 opere esposte), il nuovo museo presenta, per sommi capi e con uno sparuto numero di opere, una rassegna della pittura a Mantova nei primi cinquant’anni del Novecento. La seconda sala dei Tinelli è dedicata alla donazione Giorgi, 11 sono i dipinti del maestro esposti, mentre in due salette dell’ala meridionale del palazzo trovano posto 17 opere di Cavicchini, Dal Prato, Guindani, Monfardini, Perina, Resmi, Ruberti, Vaini e Zanfrognini. Ad arricchire la raccolta concorrono un dipinto di Guidi ed un primo nucleo, 10 opere in tutto collocate nella prima sala dei Tinelli, della nuova donazione Arnoldo Mondadori che vanta complessivamente 19 dipinti del veneziano Zandomeneghi e 13 del fiorentino Spadini. Della collezione civica fanno parte anche alcune opere non esposte di Facciotto, collocate nei palazzi comunali, e tre di Bodini.
I dipinti in rassegna a Palazzo Te sono poco più di 60. Il seme però è gettato. Quando dieci anni più tardi, il 21 aprile 1985, al piano superiore della villa giuliesca si inaugura la Sezione permanente d’Arte Moderna, la raccolta può vantare nuove opere e contare nomi della pittura mantovana non presenti al Te nel ‘74.
Con le oltre 180 opere esposte tra dipinti, sculture e disegni, il museo traccia “le linee essenziali del profilo dell’arte mantovana” dalla fine dell’Ottocento agli anni Cinquanta del Novecento. Se i pittori già presenti nel 1974, Cavicchini, Dal Prato, Guindani, Monfardini, Perina, Resmi, Ruberti, Vaini, Zanfrognini, sono ribaditi con nuove opere, la quadreria ora annovera anche i nomi di altri mantovani o artisti attivi a Mantova: Baldassarri detto Bum, Bernardelli, Bini, Bondioli, Bresciani da Gazoldo, De Luigi, Del Bon, Di Capi, Dusi, Facciotto, Falchi, Bruna Gasparini, Gilioli, Gozzi, Guidetti, Longfils, Lomini, Lucchini, Lilloni, Luppi, Malaguti, Marini, Mazzini Beduschi, Minuti, Momoli Longhini, Moretti Foggia, Nene Nodari, Domenico Pesenti, Vindizio Nodari Pesenti, Pittigliani, Mimì Quilici Buzzacchi, Rossi, Scaravelli, Elena Schiavi, Pio Semeghini, Sissa, Somensari, Trenti.
La scultura mantovana è rappresentata da Bergonzoni, Cerati, Gorni, Mutti, Nenci, Seguri.
Il Museo espone inoltre disegni di Lanfranco, Madella, Margonari, Morari, Mutti, Olivieri, Schirolli, Sermidi, Viani, Teresita Vincenti oltre ai già citati Facciotto, Lomini, Vindizio Pesenti, Pio Semeghini, Trenti, Bergonzoni, Gorni, Mutti, Nenci, Seguri.
La riorganizzazione degli spazi museali al piano superiore della villa giuliesca porta ben presto al ricovero della Galleria nei depositi di Palazzo Te e alla ridefinizione delle sezioni espositive (dicembre 1996) così come si presentano oggi (Collezione Mondadori, Collezione Mesopotamica, Collezione Gonzaghesca, Collezione Egizia).
Le donazioni e acquisizioni però proseguono, anche in virtù delle iniziative promosse “dal Comune mirate ad organizzare eventi tesi alla valorizzazione del patrimonio comunale”, allestite sia a Palazzo Te che a Palazzo della Ragione, e a mostre che indagano l’intero Novecento e oltre, quali Arte a Mantova 1900-1950, organizzata a Palazzo Te nel 1999, e Arte a Mantova 1950-1999, che si tiene nel corso del 2000 in più sedi e Arte a Mantova 2000-2010 organizzata alla Casa del Mantegna.
Il 2001 è l’anno in cui la collezione civica si arricchisce del prezioso e imponente Fondo Domenico Pesenti e Vindizio Nodari Pesenti (costituito da oltre 250 opere tra dipinti, sculture e disegni dei due maestri), celebrato in una qualificata mostra a Palazzo della Ragione. Dello stesso anno è anche la donazione Aldo Bergonzoni.
Intanto la quadreria comunale si accresce di nuove opere di artisti già contemplati nella raccolta e di opere di pittori mantovani o operanti nel Mantovano non ancora presenti a Palazzo Te. Sono dipinti riferiti al secondo Ottocento, di Lina Poma, al primo Novecento, di Carbonati e Passerini, e opere del secondo Novecento di Bertolazzi, Besson, Bolognesi, Boni, Federica Bottoli, Carnevali, Costantini, De Giovannis, De Luigi, Ferlisi, Galusi, Fornasari, Gandini, Garosi, Ghizzardi, Giovannoni, Guidetti, Quatty, Lazzarini, Lipreri, Marocchi, Mattioli, Morari, Mori, Nardi, Palvarini Moccia, Parenti, Gabriella Pauletti, Pecchioni, Pedrazzoli, Rosa, Rovesti, Salvadori, Saviola, Scaini, Scaravelli, Sermidi, Sgarbi, Tampellini.
A questo gruppo di artisti si affianca una folta schiera di autori non mantovani. Anche la scultura si arricchisce dei nomi di Bernardelli, Fira Cadoria, Granata e Viviani. Del 2014-2015 è il recupero, il restauro e l’esposizione permanente nella sede originaria, a cura di questa Direzione, di 15 bassorilievi in ceramica smaltata del 1963-’64 di Nenci, Sabbadini, Lazzarini e Seguri. Si tratta di opere che furono commissionati dal Comune di Mantova nel corso del 1963 agli artisti Albano Seguri, Enzo Nenci, Selvino Sabbadini e Cesare Lazzarini con l’intento di abbellire la nuova Scuola Elementare “Maurizio Gonzaga” di Te Brunetti - oggi sede del Settore Lavori Pubblici - inaugurata nel novembre dello stesso anno.

Sono del 2016 invece le nuove donazioni pervenute al Museo Civico di Palazzo Te dagli artisti mantovani, o dai loro famigliari, Banali, Bolognesi, Gorni, Costantini, Billoni, Emiliani, Mantovani, Margonari, Nordera, Nenci, Morari, Noto, Olivieri, Pauletti, Seguri e dal bresciano Cottini. Da quel lontano 1916, quando Boccioni elogiava la produzione artistica locale, è passato giusto un secolo. In questi cento anni Palazzo Te ha saputo costruirsi una raccolta d’arte mantovana che, seppur sommariamente, ripercorre la storia della produzione artistica locale dalla fine dell’Ottocento sino al nostro tempo.

Stefano Benetti, Direttore dei Musei Civici, 1.7.2016